venerdì 29 febbraio 2008

LEGAMBIENTE RISPONDE ALL'ASSESSORE BOTTINI

I dati ufficiali sono chiari: l'Umbria ha aumentato le sue emissioni di CO2
l'Ass. Bottini fa riferimento a dati parziali e non considera le emissioni attribuibili ai consumi di energia regionali


"I dati ufficiali sono chiari: l'Umbria ha aumentato le sue emissioni di CO2!". E' la risposta di Legambiente alle dichiarazioni dell'assessore Bottini in merito alle emissioni di CO2 della Regione Umbria. L'Assessore Bottini fa riferimento all'Annuario dei Dati ambientali dell'Umbria 2007, redatto dall'Arpa, che si riferisce agli anni 1999 e 2004. Gli stessi dell'Inventario Regionale delle Emissioni che servono per comporre il registro delle emissioni in atmosfera INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti). Il problema nasce dal fatto che il Registro INES (http://www.eper.sinanet.apat.it/site/it-IT/) contiene soltanto i dati delle emissioni in aria provenienti dai principali settori produttivi e da stabilimenti generalmente di grossa capacità presenti sul territorio nazionale.
Si tratta in pratica di un dato molto parziale e per di più autocertificato dalle industrie stesse! Nello stesso rapporto citato da Bottini si afferma che: va considerato che le informazioni provengono esclusivamente da stabilimenti IPPC (1) di maggiori dimensioni, e che pertanto il dato sulle emissioni rappresenta una situazione parziale rispetto alle quantità di inquinanti che realmente vengono immesse nell'ambiente.

Se invece ci si attiene ai dati ENEA, che è per altro la fonte dei dati anche per l'Arpa, e che stima le emissioni utilizzando principalmente i dati dei consumi energetici regionali complessivi, si vede che solo tra il 2003 e il 2004 vi è stato in Umbria un aumento delle emissioni dell'11%. Tutto un altro scenario dunque che come detto non è lo scenario di Legambiente ma quello dell'ENEA, l'ente certamente più autorevole in materia. Il protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, prevede l'obbligo per i paesi industrializzati di operare una drastica riduzione, tra il 2008 e il 2012, delle emissioni di biossido di carbonio e di altri cinque gas serra (metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5,2% rispetto alle emissioni del 1990. E l'Umbria ad oggi, rispetto ai dati del 1990 ha ha visto un incremento del 54,3%.

"Non è accettabile la dichiarazione dell'Assessore Bottini, secondo cui le emissioni di gas serra non costituiscono una responsabilità a livello locale, ma esclusivamente a scala globale ed è a questa scala che va valutato e affrontato - Sostiene Legambiente Umbria - Occorre al contrario intervenire con responsabilità anche a livello locale. L'impegno per la riduzione dei gas climalteranti deve essere di tutti, anche dei cittadini e degli amministratori umbri! Quindi ribadiamo la necessità di impegni concreti anche per l'Umbria per quanto riguarda la riduzione delle emissioni nei trasporti, nell'industria e nell'edilizia, diminuendo i consumi da fonti fossili, incentivando l'uso delle fonti rinnovabili, dell'edilizia a basso consumo e del trasporto ferroviario e pubblico".

NOTE (1) Gli stabilimenti IPPC sono quelli che fanno riferimento alla Direttiva IPPC, la quale stabilisce una serie di regole comuni per il rilascio delle autorizzazioni alle installazioni industriali in Europa. L'acronimo IPPC significa "Integrated Pollution Prevention and Control" e riguarda la prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. Tra gli impianti IPPC umbri compresi nell'elenco dell'anno 2005 ci sono impianti di depurazione, gli impianti termoelettrici come Pietrafitta e la centrale di Bastardo, i cementifici, gli impianti del polo chimico di Terni e Narni, alcuni allevamenti suinicoli

Registro INES

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domenica 24 febbraio 2008

MAL'ARIA 2008 A NARNI

Esaurite tutte le bandiere in distribuzione a Narni e Narni Scalo per la campagna Mal'Aria 2008

Il 16 e 17 febbraio abbiamo distribuito una cinquantina di bandiere No Smog a vari cittadini di Narni e Narni Scalo cercando soprattutto quelli che vivono più a contatto con l'aria inquinata da traffico e industrie. La risposta dei cittadini narnesi c'è stata, ed è stata più che positiva, hanno raccolto la provocazione di esporre il lenzuolo-bandiera di Legambiente e tra circa un mese (il 29 e 30) marzo) ne raccoglieremo e mostrerermo i risultati con un evento pubblico che sarà occasione di riflessione, di proposta e di divertimento.
Legambiente invita tutti coloro che non sono riusciti ad avere la bandiera No Smog ad esporre comunque un lenzuolo bianco, su un balcone o su una finestra visibile e vicina a una zona trafficata, per aderire simbolicamente all'iniziativa.

Un'altra aria è possibile!

giovedì 21 febbraio 2008

LEGAMBIENTE: L'UMBRIA NON E' ALL'ALTEZZA DELLA SFIDA ENERGETICA E CLIMATICA

Da Ambiente Italia 2008, il rapporto annuale di Legambiente emerge una regione sempre meno "cuore verde d'Italia" e sempre più "polmone nero del Paese"

Per l'Umbria si allontana il rispetto degli impegni di Kyoto, peggiora l'efficienza energetica, aumentano i consumi dei trasporti. E' quanto emerge da Ambiente Italia 2008, il rapporto annuale di Legambiente dedicato all'energia e alla lotta al cambiamento climatico. Dai dati del rapporto, che confronta tutti i numeri italiani ed europei sui consumi energetici, le fonti rinnovabili, le emissioni di CO2, i costi e le tassazioni energetiche, emerge chiaramente che dal 1990 al 2004, l'Italia anziché diminuire le proprie emissioni, le ha aumentate ben del 13%, contravvenendo agli accordi internazionali del protocollo di Kyoto, accumulando un pesante ritardo nella sua attuazione e rischiando quindi una pesante sanzione economica per tale mancanza, oltre naturalmente ad aver accumulato un ritardo strutturale che non fa ben pensare anche per gli anni futuri.

Entrato in vigore il 16 febbraio del 2005 il protocollo di Kyoto - ratificato il 3 dicembre anche dall'Australia ma non ancora dagli Usa, responsabili del 36% del totale delle emissioni - prevede l'obbligo per i paesi industrializzati di operare, tra il 2008 e il 2012, una drastica riduzione delle emissioni di biossido di carbonio e di altri cinque gas serra (metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5,2% rispetto alle emissioni del 1990. Tutto questo per cercare di ridurre l'impatto che l'aumento repentino delle emissioni di gas serra determina sulla stabilità climatica del pianeta, messa in crisi soprattutto dai consumi energetici di provenienza fossile come petrolio e carbone.

Dal rapporto Ambiente Italia 2008 emerge che alcune regioni si sono impegnate nel ridurre le emissioni, altre le hanno aumentate di qualche punto percentuale, altre ancora, tra cui spicca in negativo proprio l'Umbria, le hanno aumentate della metà! Proprio l'Umbria ha visto un incremento del 54,3% delle emissioni di gas serra senza che vi sia stato alcun boom economico o industriale che possa giustificare tale dato. Unica "comprensibile causa" dell'aumento può essere l'entrata in funzione dal 2003 della nuova centrale di Pietrafitta (370 MW di potenza) che produce circa un terzo del fabbisogno elettrico regionale. Inoltre una buona parte dell'aumento delle emissioni regionali umbre è probabilmente dovuto all'enorme quantità di energia trasferita al settore dei trasporti su gomma, un settore che ci mette ai primissimi posti per numero di automobili su abitanti, due auto ogni 3 abitanti (fonte ACI). E naturalmente questo comporta anche un effetto negativo per quanto riguarda i consumi di carburanti, infatti con 0,94 litri di carburante per abitante l'Umbria è al quarto posto in Italia e ben sopra la media nazionale. La politica territoriale, urbanistica e trasportistica di questi anni è stata "miope": scarsi investimenti sul trasporto ferroviario e per il trasporto pubblico, inefficiente sistema logistico di trasporto delle merci e incapacità di gestire lo sviluppo urbanistico adeguandolo e ottimizzandolo per il trasporto pubblico. L'allargamento delle periferie urbane e tanti soldi spesi per strade e cementificazioni varie sono responsabilità da condividere anche con le amministrazioni locali e con un modo di usare il territorio senza ragionare sugli effetti sulla domanda di trasporto.

"E' necessario che l'Umbria inverta la rotta - dichiara Alessandra Paciotto Presidente di Legambiente Umbria - Per superare i ritardi accumulati e conseguire gli obiettivi europei nell'arco dei prossimi anni sono necessarie politiche ambientali, fiscali ed industriali, forti e integrate. La soluzione sta nell'efficienza energetica nei trasporti, nell'industria e nell'edilizia e quindi meno strade e più trasporto ferroviario e pubblico, meno produzione di energia da fonti fossili come il carbone e più energia rinnovabile, meno cemento, più bioedilizia e edilizia a basso consumo".


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venerdì 15 febbraio 2008

"MAL’ARIA 2008", UN’ALTRA ARIA E’ POSSIBILE

Questo week-end a Narni Scalo e a Narni Legambiente distribuirà ai cittadini interessati le lenzuola bianche per “testare” la qualità dell’aria nella nostra città: verrà così lanciata l’edizione 2008 della celebre campagna di Legambiente “Mal’Aria”.

Mal’Aria 2008”: lenzuola “No Smog” per monitorare la qualità dell’aria che respiriamo. Dopo Amelia con “Tira una brutta Aria”, anche a Narni gli attivisti di Legambiente distribuiranno, questo fine settimana, lenzuola bianche da appendere per le strade e piazze più trafficate della nostra città per rendere visibile, anche ai non addetti ai lavori, il livello di inquinamento del trafficato centro urbano narnese. Due banchetti informativi sabato 16 febbraio a Narni Scalo, in piazza De Sica dalle 15.30 alle 18, e domenica a Narni, in piazza Cavour dalle 10 alle 12.30, per l’appuntamento con le lenzuola “No Smog” dell’associazione ambientalista, che verranno
distribuite gratuitamente ai cittadini e alle associazioni interessati per sensibilizzare residenti e amministratori sullo stato della nostra “Mal’Aria”. Fra un mese, e precisamente il 29 e 30 marzo prossimi, Legambiente tornerà di nuovo in piazza per verificare pubblicamente i risultati del test e per discutere apertamente, insieme a cittadini e istituzioni, su come rendere migliore la qualità dell’aria. Piccole grandi battaglie per dire no allo smog e si alla vivibilità cittadina oltre che per ribadire un diritto inalienabile, quello alla salute! L’azione anti-smog si tradurrà in una varietà di momenti e temi per trasformare quindi in proposte concrete, come quella per un adeguato piano della mobilità urbana, la denuncia di una situazione che sta diventando sempre più intollerabile. Grazie anche alla collaborazione con l’amministrazione cittadina inizierà, nei prossimi mesi, una serie di iniziative rivolte a favorire la partecipazione e l’informazione dei cittadini narnesi sui problemi e sulle prospettive di vivibilità del nostro territorio.

Scarica la locandina (PDF, 150.4 Kb)

Scarica l'opuscolo (PDF, 2.5 Mb)

Dossier:Mal'Aria 2008 (PDF, 366.2 Kb)


giovedì 7 febbraio 2008

COME SI CONTA LA MONNEZZA?

Due-tre cose da sapere sulla produzione rifiuti nella nostra Regione

Ieri, 6 febbraio 2008, a Perugia c'è stato il primo incontro formale tra amministrazione regionale ed associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori per discutere insieme del tema del momento, in Umbria e non solo, il nuovo Piano dei Rifiuti 2008-2010. E' stata dapprima esposta una relazione sui dati di produzione dei rifiuti nella nostra regione, quindi una prima esposizione su come si intende ridurre i quantitativi prodotti e gli obiettivi di raccolta differenziata da ottenere per l'anno 2010, si vuole raggiungere il 60% di RD sul totale dei rifiuti solidi urbani prodotti.
Parlando di dati e di evoluzione nel tempo degli stessi un primo numero balza all'occhio: l'Umbria è passata in 10 anni, dal 1996 al 2006, da una produzione di circa 372 mila tonnellate di rifiuti a circa 552 mila. Ovvero si è quasi raddoppiata!
Ma la cosa non suscita particolare scandalo, perché?
Semplice perché dal 2004 è comparso un elemento importante di contabilità, ovvero si è cominciato a calcolare nel totale della produzione anche i rifiuti urbani assimilati. Si tratta di rifiuti che per qualità e quantità possono essere dichiarati analoghi ai rifiuti urbani pur essendo rifiuti derivanti da attività industriali, artigianali, commerciali e agricoli. Tali rifiuti inoltre per loro natura risultano anche essere differenziati, innalzando dunque notevolmente anche il dato % di RD. Il problema sorge perché la legge di riferimento (è sempre la stessa storia...) è da anni in attesa di direttive ministeriali che dicano con esattezza come definire i rifiuti urbani assimilati e con quali criteri; nel frattempo la loro contabilizzazione è di esclusiva competenza comunale. La regione potrebbe, e si auspica che lo faccia nel nuovo piano, dare delle linee guida ma la competenza è per legge comunale. Immaginate che la questione non concerne solo il raggiungimento di dati % di RD, ma anche la sostanziosa questione delle tasse o tariffe legate al contare oppure no questi rifiuti tra quelli urbani o tra quelli speciali.
In definitiva il dato totale di produzione dei rifiuti umbri, e in particolare nella provincia di Perugia, risulta particolarmente alto (come da figura l'Umbria ha tra le più altre produzioni pro capite di rifiuti) anche per via di questo arbitrario e poco chiaro "dettaglio" contabile.

Altra considerazione interessante e forse poco approfondita nella relazione presentata in Regione, è la sostanziale differenza che intercorre tra il dato di Raccolta Differenziata e il dato di Riciclaggio o Recupero del Materiale. I dati esposti infatti fanno riferimento a calcoli fatti sui modelli MUD (modello unico di dichiarazione ambientale) che contabilizzano le quantità di rifiuti dalla loro origine fino all'arrivo negli impianti di trattamento; dopodiché non se sa la sorte.
Logica vorrebbe che se differenzio un materiale poi convenga anche recuperarlo e riciclarlo con una buona efficienza, ma questo dato non compare tra quelli esposti e sono sempre in molti a sostenere che non sia sempre così "logico" il percorso dei rifiuti.
Anzitutto occorre ragionare sul fatto che, in generale, la raccolta differenziata può servire anche a separare materiali (carta e plastica) che poi possono essere destinati a CDR, ovvero a combustione negli impianti di incenerimento, il ché non è proprio "riciclaggio". Inoltre mancando questo dato non si riesce a visualizzare se e come funziona la filiera del recupero dei materiali, anche dal punto di vista economico, vera alternativa all'incenerimento e unico recupero energetico realmente tale.

Queste due questioni rimangono dunque sul tavolo della discussione e speriamo possano essere sviluppate e approfondite. In ogni caso quello che si è più volte ripetuto è che sono i Comuni tra i maggiori responsabili del funzionamento del sistema, ed è sui territori comunali che va riportato lo sforzo collettivo per raggiungere gli obiettivi, anche e soprattutto inserendo criteri che premino i virtuosi e sanzionino che non si impegna adeguatamente (basta condoni dunque!). Il primo obiettivo ha affermato l'assessore all'Ambiente Bottini, è la riduzione e la raccolta differenziata dei rifiuti in osservanza di quanto dettano le normative europee, solo a valle di tutto ciò ragionare sullo smaltimento del rimanente.

Si è parlato anche di dotazioni impiantistiche per lo smaltimento della quota residua. Nel testo della relazione presentata non si menziona il tipo di impianto, ma si evidenzia la necessità di dotarsene; anche se la sensazione è che in molti, parlando di "impianti", stiano intendendo "inceneritori".
Il nostro sforzo dovrà dunque essere anche quello di cercare di colmare questo gap culturale ancora troppo diffuso.