giovedì 7 febbraio 2008

COME SI CONTA LA MONNEZZA?

Due-tre cose da sapere sulla produzione rifiuti nella nostra Regione

Ieri, 6 febbraio 2008, a Perugia c'è stato il primo incontro formale tra amministrazione regionale ed associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori per discutere insieme del tema del momento, in Umbria e non solo, il nuovo Piano dei Rifiuti 2008-2010. E' stata dapprima esposta una relazione sui dati di produzione dei rifiuti nella nostra regione, quindi una prima esposizione su come si intende ridurre i quantitativi prodotti e gli obiettivi di raccolta differenziata da ottenere per l'anno 2010, si vuole raggiungere il 60% di RD sul totale dei rifiuti solidi urbani prodotti.
Parlando di dati e di evoluzione nel tempo degli stessi un primo numero balza all'occhio: l'Umbria è passata in 10 anni, dal 1996 al 2006, da una produzione di circa 372 mila tonnellate di rifiuti a circa 552 mila. Ovvero si è quasi raddoppiata!
Ma la cosa non suscita particolare scandalo, perché?
Semplice perché dal 2004 è comparso un elemento importante di contabilità, ovvero si è cominciato a calcolare nel totale della produzione anche i rifiuti urbani assimilati. Si tratta di rifiuti che per qualità e quantità possono essere dichiarati analoghi ai rifiuti urbani pur essendo rifiuti derivanti da attività industriali, artigianali, commerciali e agricoli. Tali rifiuti inoltre per loro natura risultano anche essere differenziati, innalzando dunque notevolmente anche il dato % di RD. Il problema sorge perché la legge di riferimento (è sempre la stessa storia...) è da anni in attesa di direttive ministeriali che dicano con esattezza come definire i rifiuti urbani assimilati e con quali criteri; nel frattempo la loro contabilizzazione è di esclusiva competenza comunale. La regione potrebbe, e si auspica che lo faccia nel nuovo piano, dare delle linee guida ma la competenza è per legge comunale. Immaginate che la questione non concerne solo il raggiungimento di dati % di RD, ma anche la sostanziosa questione delle tasse o tariffe legate al contare oppure no questi rifiuti tra quelli urbani o tra quelli speciali.
In definitiva il dato totale di produzione dei rifiuti umbri, e in particolare nella provincia di Perugia, risulta particolarmente alto (come da figura l'Umbria ha tra le più altre produzioni pro capite di rifiuti) anche per via di questo arbitrario e poco chiaro "dettaglio" contabile.

Altra considerazione interessante e forse poco approfondita nella relazione presentata in Regione, è la sostanziale differenza che intercorre tra il dato di Raccolta Differenziata e il dato di Riciclaggio o Recupero del Materiale. I dati esposti infatti fanno riferimento a calcoli fatti sui modelli MUD (modello unico di dichiarazione ambientale) che contabilizzano le quantità di rifiuti dalla loro origine fino all'arrivo negli impianti di trattamento; dopodiché non se sa la sorte.
Logica vorrebbe che se differenzio un materiale poi convenga anche recuperarlo e riciclarlo con una buona efficienza, ma questo dato non compare tra quelli esposti e sono sempre in molti a sostenere che non sia sempre così "logico" il percorso dei rifiuti.
Anzitutto occorre ragionare sul fatto che, in generale, la raccolta differenziata può servire anche a separare materiali (carta e plastica) che poi possono essere destinati a CDR, ovvero a combustione negli impianti di incenerimento, il ché non è proprio "riciclaggio". Inoltre mancando questo dato non si riesce a visualizzare se e come funziona la filiera del recupero dei materiali, anche dal punto di vista economico, vera alternativa all'incenerimento e unico recupero energetico realmente tale.

Queste due questioni rimangono dunque sul tavolo della discussione e speriamo possano essere sviluppate e approfondite. In ogni caso quello che si è più volte ripetuto è che sono i Comuni tra i maggiori responsabili del funzionamento del sistema, ed è sui territori comunali che va riportato lo sforzo collettivo per raggiungere gli obiettivi, anche e soprattutto inserendo criteri che premino i virtuosi e sanzionino che non si impegna adeguatamente (basta condoni dunque!). Il primo obiettivo ha affermato l'assessore all'Ambiente Bottini, è la riduzione e la raccolta differenziata dei rifiuti in osservanza di quanto dettano le normative europee, solo a valle di tutto ciò ragionare sullo smaltimento del rimanente.

Si è parlato anche di dotazioni impiantistiche per lo smaltimento della quota residua. Nel testo della relazione presentata non si menziona il tipo di impianto, ma si evidenzia la necessità di dotarsene; anche se la sensazione è che in molti, parlando di "impianti", stiano intendendo "inceneritori".
Il nostro sforzo dovrà dunque essere anche quello di cercare di colmare questo gap culturale ancora troppo diffuso.


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