mercoledì 13 maggio 2009

RAPPORTO ECOMAFIA 2009

L'annuale Rapporto sulle Ecomafie redatto dall'Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente

Prefazione di Pietro Grasso - Procuratore nazionale Antimafia
Due boss della mala reggina costruiscono una scuola barando sulla qualità del calcestruzzo. Durante una conversazione telefonica, uno dei due suggerisce di mettere meno cemento e più sabbia nell’impasto; l’altro gli risponde scocciato che in questo modo la pompa idraulica rischia di bruciarsi. Né l’uno né l’altro vengono sfiorati dalla preoccupazione che in questo modo la scuola rischia di crollare.
Ecomafia 2009 racconta storie come queste e rilegge un anno intero attraverso i numeri e i fatti della criminalità ambientale: traffici illeciti di rifiuti, abusivismo edilizio e appalti truccati, racket degli animali, archeomafia, agromafia, incendi boschivi e così via. Con una certezza: l’ecomafia non conosce crisi, anzi è sempre in forma smagliante. 
I numeri sono quelli ufficiali delle forze dell’ordine. Le storie, invece, danno senso, luogo, nome e faccia a quei numeri. Ci sono le vittime e i carnefici, le guardie e i ladri. E se i confini nazionali si sono fatti stretti, la scena del crimine si sposta su scala globale: ogni angolo del pianeta è buono per trafficare rifiuti, opere d’arte e specie animali protette.
Ben 25.776 ecoreati accertati, cioè quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Più del 48% si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, il resto si spalma democraticamente su tutto il territorio nazionale. Il 2008 è l’anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti, ben 25. Con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro, soldi sporchi accumulati avvelenando l’ambiente e i cittadini. La montagna di scorie industriali gestite illegalmente dalla “Rifiuti Spa” in un solo anno ha raggiunto la vetta di 3.100 metri, quasi quanto l’Etna. Non è mai stata così alta. 
Anche l’abusivismo edilizio non conosce tregua: 28 mila nuove case illegali e un’infinità di reati urbanistici, soprattutto nelle aree di maggior pregio. E poi il saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico, agricolo e faunistico. Il perché sta tutto in un numero: 20,5 miliardi di euro. È l’incasso totale dell’ecomafia. Alla faccia della crisi economica.

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Notizia del 13/05/2009 cronaca di Terni:
E' stato smantellato dai carabinieri un vasto traffico di batterie al piombo esauste. Quattro gli arresti per traffico illecito di rifiuti, 15 le persone denunciate e quattro le aziende coinvolte nell'indagine denominata 'Piombo', coordinata dalla Procura di Terni e condotta dai militari del Noe di Perugia. L'organizzazione era attiva in Umbria e Lazio, era capeggiata da un pregiudicato laziale che si avvaleva anche della collaborazione di cittadini stranieri, che ritiravano presso numerose autofficine le batterie esauste, rilasciando ai titolari copia di formulari di identificazione rifiuto (Fir) che da un successivo controllo sono risultati falsi: sia la ditta di trasporto che il sito di destinazione, effettivamente esistenti, erano risultati estranei ai fatti per non averli mai ricevuti. Il traffico di rifiuti accertato ha prodotto un profitto illecito stimato in circa 500mila euro; circa 8mila le tonnellate annue di batterie smaltite. Produttori, trasportatori e gestori di centri di rottamazione e raccolta di rifiuti, gestivano i flussi delle batterie esauste al piombo dalle autofficine e ricambisti del centro Italia (Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo) verso centri di rottamazione e raccolta di rifiuti laziali della provincia di Roma e Latina, attraverso la falsificazione, oltre che dei Fir, anche dei registri di carico e scarico, di documentazione e fatture. Le batterie passavano come rottami ferrosi. E venivano prelevate abusivamente dal pregiudicato che si qualificava come incaricato Cobat (Consorzio obbligatorio per le batterie esauste). Le accuse per tutti vanno dall'associazione a delinquere, all'attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, falso e altri reati ambientali. Gli arresti sono stati disposti dal Gip di Terni, Maurizio Santoloci, ed eseguiti dal Noe di Perugia, di Roma e reparto operativo tutela ambiente, con i militari di Terni, Subiaco, Tivoli e Aprilia. Diverse le perquisizioni sia domiciliari che in aziende, che hanno portato al sequestro delle batterie stoccate nei centri di raccolta e di copiosa documentazione, utile alle indagini..


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