LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE UMBRIA
A proposito della vicenda ASM e dei suoi aspetti giudiziari Legambiente Umbria ha sempre sostenuto che nel merito a giudicare dovrà essere la magistratura e visto l'allarme sociale che questa vicenda giudiziara ha innescato ci auguriamo tempi brevi.
Legambiente Umbria si augura, per la città e per gli stessi indagati, che le gravissime accuse mosse a Sindaco e amministratori e tecnici ASM non vengano confermate ma, se lo fossero, non esclude la possibilità di costituirsi parte civile.
In questa fase iniziale non riteniamo giusto chiedere le dimissioni di Sindaco e vertici ASM perché crediamo, perdavvero che tutti siamo innocenti fino a prova contraria.
Però, secondo noi, Sindaco e Presidente ASM hanno il dovere - se vogliono, allo stesso tempo, difendere il loro operato e la loro storia politica e professionale ed evitare, l'aggravarsi della sfiducia e della distanza tra cittadini e politica - di uscire dal palazzo e venire in piazza - e non metaforicamente - a discutere coi cittadini, ad informarli, ad accettare di rispondere alle domande, alle critiche ed anche alle accuse.
Non bastano più i comunicati stampa, le riunioni tra partiti e neppure quelli tra istituzioni. In situazioni come queste, ai cittadini non basta più aver scelto e fatto eleggere una tantum i propri rappresentanti, ma vogliono, e pretendono di essere ascoltati e di partecipare direttamente alle decisioni.
Il Sindaco, il Presidente dell'ASM, assieme alle altre istituzioni, devono impegnarsi a convocare una Agenda 21 locale straordinaria, affittare una bella tenda da tirar su al centro della piazza principale della città, per far partecipare il maggior numero di cittadini possibile compreso, il passante distratto.
Occorre, subito, andare oltre la "ritualità stanca" delle Agenda 21 locali che coinvolgono soltanto i cittadini associati e gli altri portatori di interessi perchè questa formula a partecipazione selezionata oggi non serve a fronteggiare l'eccezionalità del momento e Legambiente, comunque, non vuole più avallarla .
Se non farà questo, Sindaco in testa, questa classe dirigente, si dovrà assumere tutta la responsabilità per aver aggravato il sentimento di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. E non basteranno pochi incontri. E in piazza devono venire anche i dirigenti dell'Arpa, della Provincia, della Asl, e cioè i dirigenti di tutte quelle istituzioni preposte a verifiche e controlli ed il cui operato, benché nessuno di loro risulti al momento indagato, questo inizio di inchiesta, sembra mettere pesantemente in dubbio.
I cittadini hanno il diritto di essere informati sui rischi, reali o solo ipotizzati, per la propria salute ed informati con parole semplici e comprensibili da tutti, hanno il diritto di essere ascoltati e di confrontarsi direttamente faccia a faccia con i propri amministratori.
Legambiente guarda con preoccupazione all'approccio decisionista , invocato da molti tanto per la crisi campana - drammaticamente in atto - quanto per le crisi previste come quella ternana e umbra. A Terni ed in Umbria comunque non c'è nessuna crisi in atto minimamente paragonabile a quella campana.
L'approccio decisionista, nell'intento legittimo di uscire dal pantano delle non decisioni, sta producendo una serie esagerata di diktat culturali prima che politici che ha creato un clima dentro al quale sono in molti, troppi, ad abbandonare, dall'oggi al domani, anche tutte quelle considerazioni prudenti e non ideologiche che fino a ieri erano considerate legittimi dubbi sui potenziali rischi connaturati a qualsiasi processo di combustione.
E sono in tanti oramai, troppi, a considerare l'incenerimento - che anche con il dovuto recupero di energia sempre incenerimento resta - l'unica soluzione al problema rifiuti.
Fatte le dovute eccezioni per la Campania - dove, probabilmente, 2 inceneritori servono ma, probabilmente, non serve il terzo - nel resto d'Italia, in Umbria in particolare, serve soprattutto e prima di tutto una seria politica per la raccolta differenziata e per il riciclaggio.
Serve la raccolta porta a porta, servono nuovi mezzi tecnici e nuovo personale, serve la raccolta spinta dell'umido , gli avanzi delle nostre tavole che sono buona parte del contenuto delle nostre pattumiere e servono i compostiere per i nostri orti e giardini, ma soprattutto gli impianti per il compostaggio industriale e vanno progettate e messe in conto campagne di informazione e coinvolgimento per ricercare il consenso e la collaborazione dei cittadini.
Serve che nel prossimo piano regionale sia indicato chiaramente l'obiettivo di riduzione dei rifiuti - altre regioni, come la Puglia, la Toscana e l'Abruzzo hanno indicato come obiettivo minimo il 10% di riduzione in dieci anni - rendendo sempre meno necessario il ricorso agli impianti di smaltimento.
Inoltre Legambiente Umbria chiede a tutti i decisori politici e tecnici di essere chiari, su quali livelli di Raccolta Differenziata si intende raggiungere , ad esempio, da ora al 2012: e non con generiche affermazioni di principio, che non costa niente fare, ma indicando quali modalità e, soprattutto, impegnando quali risorse economiche.
Invitiamo le istituzioni regionali ad ispirarsi o anche semplicemente a copiare le buone pratiche del Consorzio PRIULA che non gestisce solo i rifiuti di piccoli comuni ma anche quelli di Parma o di esperienze di città come Novara, che nel giro di poco più di un anno e mezzo ha raggiunto quote di raccolta differenziata del 70%; per inciso Novara è città paragonabile per numero di abitanti, ed altri aspetti sociali, culturali ed economici a Terni - giocano perfino nello stesso campionato di calcio.
E a proposito di discariche ed inceneritori Legambiente Umbria non intende, accettare l'odierno dicktat politico e culturale - sempre più diffuso, nato sull'onda della crisi campana, che è innanzitutto crisi di legalità e democrazia e sulla drammatizzazione della vicenda giudiziaria ASM - secondo il quale parlare di smaltimento significa parlare soprattutto, quando non unicamente, di inceneritori e discariche.
Non accettiamo questo nuovo conformismo - che fa spesso il paio con un acritico quanto ideologico revival del nucleare - soprattutto non lo vogliamo in Provincia di Terni dove siamo stati per mesi invitati a confrontarci su metodi, tecnologie impianti alternativi all'incenerimento in linea con le indicazioni governative sulle migliori tecnologie di gestione e smaltimento dei rifiuti.
E non su nostra proposta, che qualcuno avrebbe potuto supporre utopica o velleitaria, ma su indicazione delle stesse istituzioni, che ad ogni tavolo di partecipazione e concertazione con ASM, Comune, Provincia a più riprese, anche, anzi soprattutto, sulla stampa (talche è facile per tutti verificarlo) si sono dichiarati, di volta in volta, favorevoli a prendere in considerazione ora la pirolisi, ora la dissociazione molecolare, ora il TMB, e tutte le "alternative ecologiche" - parola loro - spesso apparsi sulla stampa e nei comunicati ufficiali con nomi fantasiosi ed inesatti e quindi creando confusione nell'opinione pubblica.
A proposito dell'incenerimento vogliamo ricordare che se fino ad ora si è dimostrata una pratica di smaltimento economicamente vantaggiosa è solo perché questi impianti hanno beneficiato di una legge "tutta italiana" che assimilava l'energia prodotta da incenerimento, dal carbone e dagli scarti raffineria, a quella delle fonti rinnovabili e pulite del sole, del vento, ecc.
Nel maxiemendamento della Finanziaria 2007 è stato inserito un provvedimento che toglie questi incentivi economici previsti dal cosiddetto CIP6. Grazie a questa importante novità normativa auspicata da Legambiente da diversi anni, ora bruciare i rifiuti sarà meno conveniente.
Mentre non giudichiamo gli aspetti giudiziari della vicenda ASM - che lasciamo alla magistratura - giudichiamo inaccettabile, la richiesta del Sindaco Raffaelli di ripristinare tali incentivi in contrasto con le leggi del mercato ed europee.
E giudichiamo irresponsabile l'aver definito l'abolizione del CIP 6 da parte del Governo Prodi un provvedimento "sciagurato e ideologico" ed averlo indicato come un provvedimento che fornisce "una agevolazione agli interessi illeciti delle ecomafie".
Un'ultima parola a proposito dell'incenerimento: oggi, troppi sembrano aver dimenticato qualsiasi cautela come quel "principio di precauzione" e quel principio comunitario delle 4 R che ancora ci obbliga , in linea con l'Europa, a prendere in considerazione l'incenerimento come ultima ratio solo dopo che si era fatto tutto il possibile per Ridurre i rifiuti alla fonte, Riusare, Raccogliere differenziando e Riciclare quanta più carta, umido e verde, vetro, plastica, alluminio, ecc possibile, e dopo gli opportuni trattamenti per rendere ciò che resta meno pericoloso e più facile da smaltire.
Occorre inoltre sottolineare che ad oggi la raccolta differenziata non è diffusa su tutto il territorio umbro: accanto ai dati positivi dei comuni più virtuosi, purtroppo tutti piccoli o medi - il 42% di Sigillo, il 38% di Assisi, il 36% di Montecastrilli e il 50% di Attigliano - si evidenzino notevoli ritardi soprattutto nell'ATO 3 con Spoleto al 24%, Foligno al 20% e tutta la Valnerina dove la raccolta differenziata ancora stenta a partire (Rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti 2006 - dati del 2005)
Interessanti anche i dati emersi dal Rapporto Ecosistema urbano 2008 di Legambiente, che evidenzia un aumento della produzione dei rifiuti nei due capoluoghi di provincia della nostra regione, con Terni che raggiunge 603 kg/ab/anno e Perugia addirittura 775 Kg/ab/anno, mentre la raccolta differenziata a Perugia si ferma al 32,6% e a Terni al 25,2%.
L'ultimo Piano regionale dei rifiuti ha destinato ingenti risorse alla realizzazione e al miglioramento degli impianti: attualmente in Umbria ci sono 2 stazioni di trasferenza in Provincia di Perugia, 2 in quella di Terni; 2 impianti selezione nella Provincia di Perugia, 1 in quella di Terni; 1 di separazione secco-umido a Terni; 2 di compostaggio a Perugia, 1 a Terni; 1 termovalorizzatore a Terni (ASM), ora chiuso.
Lo smaltimento dei rifiuti in discarica rimane ancora centrale, pratica favorita anche dai costi ridotti, circa 1/10 rispetto a quelli del nord d'Italia. Attualmente sono attive 6 discariche, di cui Sant'Orsola a Spoleto, Pietramelina a Perugia e Belladanza a Città di Castello hanno raggiunto la loro capacità massima e si rende necessario il loro ampliamento. Quella delle Crete di Orvieto la più grande, ha una capacità di 1.900.000 mc, anch'essa al centro vicende giudiziarie e preoccupanti sospetti di infiltrazione di ecomafie.
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