venerdì 5 settembre 2008

PRIMA FARE, POI RAGIONARE


Riportiamo la Ragione nell'Economia

Vogliamo commentare il botta e risposta di comunicati stampa che in questi giorni vi è stato tra il presidente della Camera di Commercio di Terni Mario Ruozzi Berretta e il Sindaco di Narni Stefano Bigaroni relativamente al tema della mancata realizzazione della centrale da 800 MW a Treie di Narni. (vedi link in basso)

Pur se in altre occasioni e argomenti (vedi Gole del Nera) abbiamo visioni e idee differenti ci sentiamo in pieno accordo con il Sindaco narnese, che ha risposto a Berretta sulle "ragioni" di un percorso e di un esito mancato, sottolineando che tale centrale sarebbe dovuta servire essenzialmente alle Acciaierie di Terni, ma che così non era in realtà.
Berretta inoltre sostiene che quella centrale si sarebbe dovuta fare anche perchè in "cambio" a Narni è spettato il corso universitario.
Una logica da broker questa che non dovrebbe mai coincidere con la logica di chi amministra una comunità. Una centrale non si deve fare perchè si fa una università, se si fa deve avere una sua logica e una sua chiara convenienza economica. Punto.
Per non parlare poi della trasformazione in autostrada della E45 e via discorrendo, che Berretta dichiara ineludibili e assolutamente "da fare", salvo poi sorvolare allegramente sulle ragioni di questo fare, di cui non si hanno notizie. Oppure ci sono, ma chissà forse non è conveniente che le sappiano in molti...


Per chi ha letto Gomorra, il bellissimo libro di Roberto Saviano, non è estraneo il concetto che l'autore esprime più volte: la camorra, e in generale la criminalità organizzata, non è nient'altro che business cieco e senza scrupoli, una logica dell'affare priva di ogni freno morale e sociale, che a questo scopo assume anche un carattere criminale.
Questo concetto è tanto più vero se si pensa alle commistioni inestricabili tra la malavita organizzata e l'economia "normale", quella che ad esempio produce e commercia prodotti leciti e poi delega alla camorra lo smaltimento dei propri rifiuti industriali.

Diciamo questo senza ovviamente voler fare la minima allusione, ma solo per ricordare ai cittadini che non basta la logica "dell'affare", la logica della sola convenienza economica, e neppure quella più nobile e socialmente desiderabile dei posti di lavoro in più, per giustificare le azioni e le proposte di imprenditori e decisori politici. Non può bastare.

Serve di più, serve capire se una infrastruttura, una centrale, un'autostrada etc è utile oppure no alla collettività e se assolve e assolverà correttamente la sua funzione.

Serve capire se un progetto ha uno scopo, oltre che un certo numero di imprese coinvolte nella costruzione.

Serve una struttura razionale e trasparente dietro a ogni decisione, non basta che qualcuno ci guadagni sopra. Anche se questo guadagno porta con se alcuni posti di lavoro. Non basta.

La logica clientelare strisciante e perversa dello scambio di favori, non è accettabile nè tollerabile da coloro che hanno a cuore la democrazia e la "Ragione" che la dovrebbe governare.

Questo nostro parere, è doveroso risottolinearlo, non vuole ovviamente alludere a rapporti e similitudini tra politici o imprenditori locali e organizzazioni malavitose di alcun tipo, nè si vuole accusare qualcuno di comportamenti o logiche illegali; vuole però rimarcare come esista un inquinamento "culturale", oltre che fisico, che ci soffoca perfino il pensiero, e che nel tempo ci ha reso "normale" il freddo calcolo dei nostri privati interessi anche quando essi vanno a scapito e a spregio di un possibile futuro collettivo di sobrietà, che ridia il senso e la ragione ad alcune parole, come economia, democrazia e giustizia.

1 commento:

  1. I vostri ragionamenti, così come gli altri spunti che si ricavano dalla lettura di Gomorra sono assai interessanti e meritano quanto meno una breve riflessione; naturalmente in questa riflessione la vicenda Bigaroni-Berretta non è che un flebile pretesto del tutto "astratto" ed "intellettuale" che niente ha a che vedere con le logiche camorristiche cui Berretta e Bigaroni niente sono certamente estranei o comunque dette logiche li riguardano nè più nè meno di ognuno di noi.
    Da giovane mi è capitato di studiare, un po' svogliatamente, storia dell'economia ed altre discipline collegate ed ancora mi ricordo delle biografie degli "avventurosi" fondatori delle grandi dinastie della casta economica americana e di come quelle "avventure fondative" fossero inestricabilmente intrecciate con comportamenti più o meno "apertamente illegali" più o meno "apertamente criminali".
    Questo naturalmente vale per l'America come per l'Europa.
    Più recentemente c'è da ricordare (quasi un esperimento in vitro alla ricerca delle origini dei nostri sistemi economici-sociali, una sorta di scoperta dell'"anello mancante", un rewind della storia economica-sociale)come il passaggio dal socialismo reale ad una economia di mercato, sia dovuto "necessariamente" passare, nei paesi ex sovietici, per una fase criminale (la sanguinosissima mafia russa)per accumulare ricchezze e potere che ora lentamente si stanno "ripulendo" per entrare nella legalità.
    La riflessione tanto semplice da apparire, a prima vista banale, è che i valori/disvalori che sono alla base del modello (il modello capitalista che elegge il mercato a misura di tutte le cose) maggiormente condiviso oggi come ieri ha molti punti di contatto coi modelli che riconosciamo come apertamente criminali.
    Naturalmente è questione di misura e questa fa la differenza.
    Tali punti di contatto sono tanto più evidenti nelle fasi iniziali di affermazione di questo modo di pensare e fare economia e società così come nelle fasi (come l'attuale)più mature dove l'insofferenza a qualsiasi regola o valore (desiderio d'equità o di comunità ad esempio e non è un caso che abbia usato la parola "desiderio")che limiti la se dicente "libertà d'arricchirsi" diventa così arrogante da rendere praticamente indistinguibili i confini, già di per sé labili, tra economia legale ed economia illegale quando non addirittura ceriminale. Sia detto con chiarezza questo vale non solo per imprenditori e finanzieri, politici (che detengono e gestiscono un potere sempre più smisurato)ma è una "peste" che contagia tutti gli strati sociali.
    Una "peste della mente e del cuore" che rende anche le vittime designate di questa aberrazione del sistema (questa sua scandalosa dismisura)complici dei propri "oppressori".
    Questo è "l'uovo del serpente" (economico-sociale-politico e perfino militare)che stiamo covando, la dismisura che abbiamo alimentato tutti ed a cui tutti dobbiamo porre rimedio se vogliamo reinventare modelli di società più equi senza i quali battersi per un nuovo patto uomo-natura diventa più inutile che combattere contro i mulini a vento e senza la poetica "inutilità" di un Don Chisciotte.
    Avendo scritto di getto è possibile che in qualche passaggio la semplicità si sia rivoltata in banalità, di questo, in finale, mi scuso.
    Grazie a voi per gli stimoli.
    Andrea Liberati, segretario Legambiente Umbria

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