“Un centro commerciale di 40 ettari di superficie è proprio quello che serve per ammazzare definitivamente il commercio locale narnese ed insieme generare traffico e consumo di risorse”. Così giudica il Circolo Legambiente narnese il paventato progetto di un nuovo mega centro commerciale alle porte di Narni Scalo, di cui si è parlato nei giorni scorsi. “E’ singolare - affermano dall’associazione ambientalista, “come negli stessi giorni si possa leggere sui giornali l’assunzione da parte del Comune di un tecnico specializzato in marketing per rilanciare le attività commerciali del centro storico di Narni, e contemporaneamente, qualche pagina più avanti, leggere l’annuncio di questo mostro di cemento che si andrebbe ad inserire nel contesto narnese”. Alcuni amministratori avevano parlato dei benefici economici che tale progetto metterebbe a disposizione del Comune, ma nulla si è detto circa gli effetti negativi che tale scelta potrebbe provocare su vari aspetti, economici, ambientali e sociali. “La costruzione di centri commerciali in aree periferiche ha un nome ben preciso per gli esperti di scienze urbanistiche: espansione urbana incontrollata. Non sorprende rendersi conto che gli amministratori locali sottovalutino gli effetti devastanti per il territorio, l’ambiente e la società locale che si generano con questo modello di sviluppo edilizio. Alcuni dati possono chiarire l’urgenza della questione. In Umbria ci sono ben 310 mq di supermercati ogni mille abitanti, un dato che pone la Regione già ai vertici italiani (fonte Il Sole 24 ore). Per di più l’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) aveva presentato nel 2006 un rapporto denominato “Urban Sprawl in Europe – The ignored challenge”, sottolineando quanto questo fenomeno sia serio e ignorato da coloro che sono chiamati a gestire lo sviluppo del territorio.
Ancora: “il cemento si è mangiato 12 milioni di ettari di verde”, così titolava l’Unità il 26 ottobre scorso in merito al rapporto elaborato dal Comitato per la bellezza e il paesaggio sui dati Istat relativi alla cementificazione dei suoli avvenuta in Italia negli ultimi anni. Nel Rapporto si legge come in soli quindici anni sono stati consumati 3milioni e 663mila ettari di territorio, cioè una regione più estesa del Lazio e dell’Abruzzo assieme per le nuove costruzioni, costruzioni che però sono destinate unicamente al mercato, dimenticando così l’emergenza abitativa nella quale versano i ceti medio-bassi. Di fronte a questa devastazione che colpisce contestualmente il paesaggio naturale, agrario, storico e le classi meno abbienti, il Rapporto avanzava alcune proposte per fronteggiare emergenza abitativa e ambientale: «Occorre agevolare massicciamente - si legge - il restauro e il recupero dell’edilizia già esistente, togliendo ai Comuni la delega alla tutela del paesaggio accordata loro da alcune regioni». Il riferimento ai Comuni è dovuto proprio al fatto che pur essendo per legge responsabili del territorio e del paesaggio, non si riesce a resistere alla tentazione di rimpinguare le casse comunali con gli oneri di urbanizzazione dovuti alle nuove costruzioni, che costituiscono una notevole e facile fonte di introiti per le amministrazioni.
“Come associazione ambientalista, - afferma la presidente del circolo di Narni Valeria Cerasoli “ ci siamo impegnati al termine del recente congresso nazionale a fare delle città un tema di iniziativa politica da parte di Legambiente non solo perché nelle città l’intreccio delle questioni ambientali e sociali è indissolubile, ma per il fatto che siamo ancora dentro un processo di espansione edilizia che dura da oltre 10 anni ed è il motore di un economia malata. In questo arco di tempo si è realizzato un consumo di suoli liberi senza precedenti per nuovi usi urbani, turistici, centri commerciali, strade. Eppure malgrado l’enorme produzione edilizia sono rimasti del tutto irrisolti i problemi di accesso alla casa di tanti giovani e immigrati per cui quelle case sono comunque a dei prezzi inaccessibili.”
Aggiungiamo un altro primato tutto italiano in termini di sprawl urbano: il numero di scali aeroportuali. Anche in questo il Belpaese mostra i segni nel territorio, e pare non ci sia freno alla rincorsa alla costruzione di nuovi scali.
RispondiEliminaInteressante a tal proprosito l'articolo che potete leggere qui:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2007/10/msg00061.html